La maternità è fatta, anche e fin da subito, di decisioni, grandi e piccole, da dover prendere. Continuo a seguire i miei soliti ritmi o devo rallentare? Faccio oppure no quegli esami? Mi faccio dire se è maschio o femmina?….
E poi quando cominci a comprendere che prima o poi dovrai partorire si aprono nuove questioni. Le persone intorno a me hanno cominciato presto a chiedermi dove e come volevo partorire. Dico “presto” perché io non ero ancora entrata nell’ottica di dover partorire… mi cullavo nell’idea che colui che avevo nella pancia lo avrei ritrovato come per magia tra le mie braccia, invece non funziona proprio così. Ecco le nuove domande a cui occorreva dare una risposta: parto naturale o cesareo? Epidurale si o epidurale no? In acqua, coricata, sulla palla, sotto la doccia….? In ospedale o a casa?
“A casa???? Ma sei matta??? Nel 2015 vuoi partorire in casa???? E se succede qualcosa???” Queste alcune delle reazioni (le più contenute in realtà) alla mia ipotesi di partorire in casa.
Sì, avevo questa idea. Ne avevo sentito parlare da amiche che avevano fatto questa scelta e mi sentivo attratta da questa possibilità. Tornare a far nascere i bambini nella propria casa, vicine ai propri affetti, senza necessariamente medicalizzare un evento che è in sé naturale e fisiologico.
E così era giunto anche per noi il momento di decidere. Dico noi perché sentivo fondamentale che la scelta fosse condivisa con mio marito. Dovevamo scegliere e trovare il luogo che ci avrebbe fatto sentire più sereni, accompagnati e certi che fosse il posto migliore dove vedere per la prima volta negli occhi nostro figlio.
Dovevamo inoltre affrontare e dare risposta alle paure che inevitabilmente sorgevano. In primis il timore che in casa potessero sorgere delle complicazioni che non si avrebbe avuto la possibilità di affrontare in modo tempestivo e che mettessero a rischio la mia vita e quella del nostro bambino. Le risposte alle nostre domande, dubbi e paure le abbiamo trovate nei colloqui con le ostetriche del Consultorio, in uno spazio di grande ascolto e professionalità. Ci sono state date le rassicurazioni di cui avevamo bisogno e la certezza che tutto è pensato e valutato affinché il parto si possa svolgere nel massimo della sicurezza e del rispetto dei tempi della madre e del bambino.
E così abbiamo scelto. Partoriremo in casa, accompagnati da due ostetriche. E così è stato. Nostro figlio è nato tra le mura di casa all’una di notte.
Ormai sono passati cinque mesi e inizio ad avere più consapevolezza dell’esperienza che abbiamo vissuto. Mi rendo conto che non esiste “il luogo giusto” dove partorire, ma ogni donna, ogni coppia deve trovare il “proprio luogo” dove sente di poter dare un nido accogliente al nuovo arrivato.
Partorire in casa è stata una faticosa, ma importante esperienza. Ho potuto sperimentare il supporto e la vicinanza di mio marito e delle ostetriche. Sentivo che tutti e tre erano lì per me, per noi. Si era creato un tempo e uno spazio fuori da ogni tempo e spazio conosciuti. C’era il dolore e l’imminenza di quello che stava per accadere che segnavano il ritmo degli avvenimenti. Occorreva che mi lasciassi attraversare da quel dolore per poter generare qualcosa di nuovo. Impulsivamente avrei opposto resistenza, avrei contrastato quelle ondate che sentivo arrivare e che mi spaventavano. Il timore di non potercela fare e il desiderio che tutto finisse il prima possibile erano i sentimenti e pensieri che mi attraversavano. Partorire è stato un percorso, un cammino che mi ha permesso non solo di dare alla luce una nuova persona, ma anche di acquisire nuove forze e consapevolezze. Ho dovuto imparare a lasciarmi andare completamente, ad affidarmi e fidarmi del mio corpo e del mio istinto, di quella parte istintiva che tanto spesso si sacrifica in favore della parte più razionale. Imparare ad ascoltare e assecondare i messaggi che mi invia il mio corpo. Mi sono affidata a chi avevo vicino, ho chiesto e ricevuto il supporto e il sostegno che mi hanno permesso di trovare in me stessa la forza e il coraggio per aprirmi completamente. La gravidanza è fatta di rotondità e accoglienza che aiutano a sviluppare quella forza, decisa e morbida al contempo, che ti permette durante il parto di aprirti completamente e di lasciar passare una nuova vita. Avevo deciso di partorire naturalmente perché avevo il desiderio di sperimentare l’abbandono completo e capire che potevo perdermi in esso per poi ritrovarmi, diversa certamente, ma con la possibilità di conoscere nuove parti di me. Desiderio che è stato appagato regalandomi inoltre la possibilità di vivere l’abbandono fiducioso anche nelle braccia di altri, mio marito e quelle delle ostetriche.
Il parto quindi mi ha regalato tante nuove conoscenze e incontri: con mio figlio, con nuove parti di me, con mio marito.
Grazie ai miei angeli per un giorno: Luca, Cristina e Monica